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OSSERVARE I BAMBINI CHE GIOCANO

BEATO QUEL BIMBO CHE I GENITORI OSSERVANO MENTRE GIOCA!!!

Questo breve articolo per spiegarti l’importanza che può avere guardare tuo figlio che gioca e si muove, anche dentro casa; puoi avere informazioni molto importanti rispetto al suo sviluppo psico-motorio.

Noi siamo La Dott.ssa Chiara Gorga, Logopedista e la Dott.ssa Valeria D’Auria Neuropsicomotricista e ci occupiamo di bambino con difficoltà neuro – motorie all’interno del centro Rihabilita di Frattocchie.

Perché è importante osservare tuo figlio che gioca:

Nel corso della crescita, il piccolo si approccia a diverse tipologie di gioco e l’attività ludica si evolve con manifestazioni diverse in base all’età.

Il gioco è fortemente correlato con lo sviluppo sociale, cognitivo e simbolico del bambino, per questo l’osservazione delle modalità di gioco risulta fondamentale per valutare lo sviluppo nei primi anni di vita.

Quando posso osservare il bambino giocare?

Ogni momento è quello giusto! Il gioco può essere osservato nell’ambiente familiare, in quello scolastico e in qualsiasi altro contesto quotidiano.

Come maturano le competenze ludiche del bambino?

  • Nei primi mesi di vita il bambino attiva un gioco di tipo esplorativo, ad esempio muovere un sonaglio, sbattere oggetti e portarli alla bocca.

 

  • Intorno ai 9 mesi il gioco si evolve e diventa più finalizzato con azioni causa-effetto come accendere pulsanti o tirare una corda. In questa fase il bambino indica, mostra e condivide gli oggetti coinvolgendo l’adulto nell’interazione.

 

  • Verso l’anno di vita il gioco diviene di tipo funzionale, per esempio possiamo osservare il bambino che gioca a “parlare” al telefono o a mettersi un cappello.

 

  • Poco più tardi compare il gioco di finzione, il bambino ripropone attraverso il gioco le esperienze vissute nella quotidianità, finge per esempio di imboccare un orsacchiotto o dare il biberon alla bambola.

 

  • Intorno ai 2 anni il gioco diventa simbolico, in questa fase il piccolo inizia ad utilizzare gli oggetti per rappresentare qualcos’altro compiendo azioni con materiali sostitutivi o assenti, per esempio fingere di bere l’acqua da una tazza vuota o far finta che i sassolini dentro il piatto siano la minestra. In questa fase il gioco è parallelo, quindi il bambino è soddisfatto di giocare in presenza dei coetanei, ma non gioca direttamente con loro.

 

  • All’età di 3 anni il piccolo si unisce a giocare attivamente con altri bambini e il gioco simbolico diventa complesso e ricco di fantasia, ad esempio finge di essere un cuoco o un dottore.

 

  • Intorno ai 4 anni il gioco è di tipo narrativo e sociodrammatico con la creazione di scenari abituali e fantastici. Il bambino partecipa a giochi di ruolo, diventa più consapevole delle regole e impara a negoziare con i pari.

Quali sono i “campanelli di allarme”?

I genitori e la scuola svolgono un ruolo fondamentale nell’osservazione del gioco del bambino in relazione alla sua età di sviluppo.

Riportiamo di seguito alcuni segni di immaturità e difficoltà osservabili:

scarso contatto oculare, assenza di divertimento condiviso, tendenza ad un gioco di tipo solitario e/o ripetitivo, poca esplorazione degli oggetti, scarsa manipolazione per diverse consistenze, eccessivo interesse per parti di oggetti, assenza di gioco simbolico e di finzione, difficoltà a mantenere l’attenzione su un singolo gioco passando molto velocemente da un’attività all’altra, scarso rispetto delle regole e del turno di gioco.

Cosa fare in caso di presenza di “campanelli di allarme”?

Se si osservano modalità di gioco immature o difficoltà nell’interazione con i pari, è importante rivolgersi a un professionista per effettuare un’accurata valutazione in un ambiente più strutturato.

Al termine dell’osservazione, vengono condivisi i risultati con i genitori valutando la possibilità di intraprendere un percorso terapeutico finalizzato a favorire lo sviluppo armonico del bambino.

Il Logopedista e il Neuropsicomotricista si avvalgono dell’attività ludica per raggiungere gli obiettivi terapeutici e allenare le competenze del bambino proprio perché…

…. il gioco è la palestra del pensiero!

Logopedista Chiara Gorga

Neuropsicomotricista Valeria D’Auria

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