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CEFALEA COSA FARE: INTERVISTA ALLA DOTT. LUISA FOFI, NEUROLOGA SPECIALISTA DEL MAL DI TESTA

LA CEFALEA – INTERVISTA ALLA DOTT.SSA LUISA FOFI

NEUROLOGA SPECIALIZZATA NELLA DIAGNOSI E CURA DELLE CEFALEE

Quanto sarebbe migliore la tua vita senza quel terribile mal di testa che si manifesta più volte durante le settimane?

Soffri di Cefalea in maniera importante, tanto che ti fa perdere giornate di lavoro e non ti permette di concentrarti sulle cose fondamentali della tua vita?

I farmaci che prendi non fanno più effetto o le hai provate tutte e ancora non hai trovato una soluzione efficace?

Ti consiglio di dedicare i prossimi 5 minuti della tua vita a quest’articolo…

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La Dott. Fofi è uno dei maggiori esperti di Cefalea in Italia

Dott. Fofi quando parliamo di Cefalea cosa intendiamo?

La ‘cefalea’, volgarmente detta ‘mal di testa’, è un disturbo doloroso, ricorrente caratterizzato da un dolore localizzato da una parte o da entrambe le parti della testa. E’ un disturbo molto frequente, è stato stimato che che a livello mondiale circa il 90% degli individui abbia sofferto almeno una volta nella vita di un attacco di cefalea.

La cefalea non è un semplice dolore alla testa, è un problema ben più complesso con coinvolgimento di diverse strutture cerebrali.

Come si fa la Diagnosi di Cefalea?

La diagnosi del tipo di cefalea avviene mediante l’integrazione dei dati della storia anamnestica, clinici ed eventualmente di esami strumentali. Lo specialista attinge ad una ampia e dettagliata classificazione internazionale delle cefalee, la International Classification of Headache Disorders (ICHD-III), che definisce più di 200 tipi di cefalee, e basandosi su età del soggetto, modalità di insorgenza, precise caratteristiche cliniche del tipo di dolore (ad esempio: sede, durata, intensità, frequenza, tipo di ricorrenza), sintomi associati, risposta ai farmaci, riuscirà a formulare una diagnosi.

Caso per caso, in base alla storia clinica, all’andamento temporale della cefalea e all’eventuale presenza di campanelli di allarme, lo specialista in cefalee valuterà se sia necessario richiedere eventuali accertamenti diagnostici (esami del sangue, RMN encefalo, ANGIO RMN vasi intracranici, Ecocolor Doppler vasi intracranici o Doppler transcranico, etc..).

WOW 200 Tipi di Cefalee!!! Possiamo semplificare un pochino la classificazione?

Le cefalee si dividono in due grossi capitoli: le cefalee primarie, che sono quelle ‘benigne’ con prognosi in genere più favorevole e le cefalee secondarie a patologie (patologie cervicali, traumi, infezioni, tumori, etc..).

Malgrado le cefalee più comuni siano per lo più benigne, nei casi con attacchi dolorosi plurimensili o di forte intensità, il dolore determina un’importante disabilità, che compromette la vita lavorativa e sociale dei soggetti che ne soffrono, con conseguente perdita di giorni di lavoro, ridotta produttività, restrizione delle attività sociali e di svago.

Le più comuni forme rientrano nel primo gruppo e sono per ordine di prevalenza la cefalea di tipo tensivo, l’emicrania senza aura, l’emicrania con aura e la cefalea a grappolo.

CEFALEA DI TIPO TENSIVO: Che caratteristiche ha?

L’attacco della cefalea di tipo tensivo (CTT) ha precise caratteristiche cliniche e può avere una durata che varia da 30 minuti fino a 7 giorni. Deve avere più di 2 delle seguenti caratteristiche: 1. Localizzazione bilaterale, 2. Dolore gravativo o costrittivo, 3. Intensità lieve o moderata, 4. Non aggravata da attività fisica. Devono essere presenti entrambi i seguenti punti:1. No nausea o vomito, 2. Fotofobia (fastidio per i rumori) o fonofobia (fastidio per i rumori), ma mai entrambe.

Generalmente il dolore si localizza al vertice della testa o su tutta la testa a volte con diffusione alla nuca, collo fino alle spalle.

Il paziente che ne soffre come la descrive?

Questo tipo di cefalea viene frequentemente descritta dal paziente come ‘cerchio che stringe’, ‘fascia’, ‘morsa’, ‘peso al vertice’, ‘cappa’ o ‘casco’. Nelle forme croniche (attacchi >15 gg/mese) si può associare anche ‘sensazione di confusione’ ‘testa pesante’, ‘sensazione di instabilità’, ‘sensazione di testa non libera’, difficoltà di concentrazione.

Quanti tipi di CEFALEA TIPO TENSIVO esistono?

Esistono 4 tipi di CTT a seconda della frequenza degli attacchi nel mese:

  • Cefalea di tipo tensivo sporadica (almeno 10 episodi di cefalea che si verifichino in media <1 giorno al mese (< 12 giorni all’anno)
  • Cefalea di tipo tensivo frequente (almeno 10 episodi di cefalea che si verifichino in media 1-14 giorni al mese per > 3 mesi (≥12 e <180 giorni all’anno)
  • Cefalea di tipo tensivo cronica (la cefalea è presente in media ≥15 giorni al mese per > 3 mesi (180 giorni all’anno)
  • Probabile cefalea di tipo tensivo sporadica o frequente o cronica (uno o più episodi che soddisfino tutti i criteri clinici da classificazione tranne uno o episodi che non soddisfano i criteri della classificazione per qualunque altra forma di cefalea o non meglio attribuibile ad altra diagnosi.

Tutti e 4 i tipi sopra descritti possono associarsi o no a dolorabilità del muscoli pericranici/cervicali.

Chi soffre maggiormente di Cefalea Tipo Tensivo? (Epidemiologia)

La prevalenza della CTT è molto alta, può arrivare anche fino all’80% dei soggetti della popolazione mondiale1, anche se sembra che le forme sporadiche, che hanno uno scarso ricorso alle cure mediche, siano quelle più frequenti2. Andando ad analizzare la prevalenza nell’ultimo anno, uno studio danese ha evidenziato che la distribuzione delle 3 forme di CTT era stata del 24-37% (frequenza attacchi: 1/mese o più), 10% CT con frequenza settimanale e 2-3% CT cronica2.

Malgrado sia la forma più frequente e benigna, quando la frequenza degli attacchi aumenta può diventare disabilitante. Circa il 60% dei pazienti con la CTT riporta una considerevole disabilità, riduzione della performance lavorativa, aumento dell’assenteismo e minor coinvolgimento sociale3. I costi totali (diretti + indiretti) sono maggiori di quelli dell’emicrania.

L’età media di esordio della CTT è intorno ai 25-30 anni (più alta rispetto all’emicrania) con un picco di età verso i 30-39 anni e una riduzione all’avanzare dell’età. La distribuzione in relazione al sesso (F:M) è 5:4. La prognosi è in genere favorevole; in uno studio longitudinale danese di 12 mesi è stato evidenziato che circa il 50% delle forme croniche può riconvertirsi in forma episodica, mentre solo 12 % delle forme episodiche può evolvere verso una forma cronica (se coesistente emicrania, stato civile libero, disturbi del sonno)2,4,5,6.

Quali sono le cause più ricorrenti? (Eziopatogenesi)

L’esatta causa resta non ancora chiara, il dibattito è aperto sul contributo dei fattori periferici miofasciali (muscoli della cervicale) e dei fattori centrali cerebrali.

E’ probabile che nelle forme meno frequenti siano più implicati i fattori periferici (miofasciali), mentre nelle forme a più alta frequenza o croniche è più coinvolto il sistema nervoso centrale con meccanismi di attivazione del mal di testa molto più complesso7.

Gli studi scientifici8 hanno evidenziato che i pazienti affetti da CTT hanno più frequentemente dolorabilità (dolore alla palpazione) dei muscoli pericranici rispetto ai soggetti sani, che la consistenza dei muscoli è aumentata (muscoli contratti) soprattutto nei pazienti con CTT cronica e che la dolorabilità dei muscoli è correlata con l’intensità e la frequenza degli attacchi.

Come fare diagnosi di Cefalea Tipo Tensivo?

Per una corretta diagnosi l’esame clinico deve pertanto prevedere in questi casi anche la valutazione della postura e la palpazione manuale dei muscoli pericranici in particolare dei muscoli temporale, massetere, pterigoideo, sternocleidomastoideo, splenio del collo, trapezio. La ricerca della presenza di dolore e contrattura muscolare è utile ai fini diagnostici per trovare strategie preventive (ad es: valutare la posizione al lavoro (schermo, sedia, etc), favorire tecniche di rilassamento muscolare (training rilassamento, EMG biofeedback, etc) e prescrizione di eventuale terapia fisica manuale/strumentale.

Quali sono le terapie più efficaci per la Cefalea Tipo Tensivo?

Terapia acuta per attacco: paracetamolo, farmaci antiifiammatori non steroidei (ibuprofene, ketoprofene, acido acetilsalicilico, naprossene, diclofenac) e farmaci con caffè in combinazione (tachicaf) 9.

Terapia preventiva: lo scopo della terapia preventiva è quello di ridurre i giorni di cefalea mensili e/o l’intensità dell’attacco mediante il ripristino di un corretto bilanciamento del network algogeno visto sopra. Le linee guida9 suggeriscono l’utilizzo di farmaci che agiscono a livello periferico muscolare (miorilassanti: baclofen, ciclobenzaprina, tizanidina, ed altri) e/o a livello più centrale (antidepressivi: Amitriptilina, Mirtazapina, Clorimipramina, venlafaxina ed altri) per alcuni mesi consecutivi.  La terapia preventiva va iniziata, quando ci si trova di fronte ad un medio-alto numero di giorni di cefalea o quando la cefalea impatta negativamente sulla vista quotidiana del soggetto, valutando caso per caso.

È utile valutare oltre alla terapia farmacologica l’uso di nutraceutici (ad es. a base di magnesio) o terapie volte a favorire il rilassamento muscolare (training autogeno, EMG biofeedback, etc) o eventuale prescrizione di eventuale Fisioterapia o Osteopatia.

  1. Jensen RH. Tension-Type Headache – The Normal and Most Prevalent Headache. 2018 Feb;58(2):339-345.
  2. Lyngberg AC, Rasmussen BK, Jørgensen T, Jensen R. Has the prevalence of migraine and tension-type headache changed over a 12-year period? A Danish population survey. Eur J Epidemiol. 2005;20(3):243-9.
  3. Gary W. Jay et al. Primary Headache Disorders- Part 2: Tension-type headache and medication overuse headache.
  4. Ferrante T, Manzoni GC, Russo M, Taga A, Camarda C, Veronesi L, Pasquarella C, Sansebastiano G, Torelli P. The PACE study: past-year prevalence of tension-type headache and its subtypes in Parma’s adult general population. Neurol Sci. 2015 Jan;36(1):35-42
  5. Jensen R, Stovner LJ. Epidemiology and comorbidity of headache. Lancet Neurol. 2008 Apr;7(4):354-61.
  6. Crystal SC, Robbins MS. Epidemiology of tension-type headache. Curr Pain Headache Rep. 2010 Dec;14(6):449-54
  7. Yu S, Han X. Update of chronic tension-type headache. Curr Pain Headache Rep. 2015 Jan;19(1):469.
  8. Bendtsen L, Fernández-de-la-Peñas C. The role of muscles in tension-type headache. Curr Pain Headache Rep. 2011
  9. EFNS guideline on the treatment of tension-type headache. Eur J Neurol. 2010;17(11):1318-25

EMICRANIA: Quali sono invece le caratteristiche dell’emicrania?

L’emicrania è la seconda forma più comune di mal di testa. Si dividono due forme: l’emicrania senza aura e l’emicrania con aura1.

Le caratteristiche del dolore degli attacchi di cefalea sono uguali per entrambe le forme e sono caratterizzati da attacchi con le seguenti caratteristiche: la cefalea ha durata variabile da 4 a 72 ore (non trattata o trattata senza successo); la cefalea presenta almeno due delle seguenti caratteristiche: 1. localizzazione unilaterale, 2. dolore di tipo pulsante, 3. dolore con intensità media o forte, 4. aggravata da o che limiti le attività fisiche di routine, e alla cefalea si devono associare almeno una tra 1. nausea e/o vomito 2. presenza di fotofobia e fonofobia.

Nel caso dell’emicrania con aura l’attacco doloroso, con le caratteristiche sopra descritte, deve essere preceduto o accompagnato dall’aura che è caratterizzata da sintomi visivi (flash, palline luminose, ruote dentate luminose, etc), sensitivi (ad es formicolio) e/o della parola/linguaggio (disfasia), ognuno completamente reversibile. La durata dell’aura tipica varia da 5 minuti a 60 minuti, più frequentemente 15-20 minuti.
Sulla base della frequenza degli attacchi mensili si l’emicrania distingue in: episodica (fino a 14 giorni al mese) e cronica (>15 giorni al mese da almeno 3 mesi). La frequenza e la durata degli attacchi sono due parametri molto importanti di cui lo specialista in cefalee tiene conto per scegliere l’approccio terapeutico.

Epidemiologia: Chi soffre prevalentemente di Emicrania?

L’emicrania ha una prevalenza pari al 14% della popolazione mondiale, in Italia alcuni studi hanno evidenziato che la frequenza sia in realtà ben più alta, colpendo dal 24% al 42% dei soggetti circa2,3. L’emicrania è nettamente prevalente nel genere femminile, con un rapporto F:M di 3:1, il suo sviluppo è strettamente collegato alle oscillazioni ormonali (ovulazione, ciclo mestruale). L’esordio è solitamente in età giovanile, nelle donne spesso dopo lo sviluppo (menarca), raggiungendo il suo massimo nella 4^-5^ decade, per poi migliorare. In 1/3 delle donne in menopausa invece può non avere questo andamento favorevole.

Eziopatogenesi: Quali sono le cause dell’emicrania?

L’attacco di emicrania è molto complesso, non si tratta di un semplice mal di testa, durante l’attacco si attivano diverse strutture cerebrali centrali corticali, sottocorticali e del sistema trigemino-autonomico.

È una patologia multifattoriale, che affonda le sue radici in un terreno ricco di vari fattori predisponenti o scatenanti: predisposizione genetica, stress emotivo, disturbi del tono dell’umore, cambiamenti climatici, fluttuazioni ormonali, traumi fisici, alterazioni della postura, cattivi abitudini di vita quali eccesso di caffeina, alcolici, cioccolata, fumo, etc., disturbi del sonno e inattività fisica.

I fattori sopra elencati determinano in primis una vasodilatazione di arterie di piccolo calibro (le arterie durali cerebrali) che dilatandosi stimolano poi il trigemino a dare il dolore a livello della testa con attivazione di fibre parasimpatiche craniali, che sono responsabili ad esempio della lacrimazione, congestione nasale, etc tipici sintomi presenti durante l’attacco di emicrania.

Quali sono le terapie più efficaci in caso di emicrania?

La terapia per l’emicrania si struttura su due livelli:
Terapia acuta per attacco: antiinfiammatori (FANS, paracetamolo, indometacina, farmaci di associazione) o i triptani (farmaci specifici antiemicranici che hanno un’azione di vasocostrizione locale sulle arterie durali che si dilatano all’inizio dell’attacco emicranico). Attenzione a non abusare di farmaci per l’attacco!
Terapia di profilassi (antidepressivi tricicli o serotoninergici, antipertensivi, antiepilettici) da iniziare nei casi a medio-alta frequenza o casi cronici, ha lo scopo di ridurre la frequenza e/o l’intensità della cefalea, limitando così l’assunzione di analgesici, si protrae per diversi mesi.
Per tale motivo la terapia di profilassi è estremamente ‘cucita’ addosso al paziente, e deve tener conto più possibile dei fattori che più influiscono nella genesi degli attacchi.

Oltre ai farmaci si può fare altro di efficace?

È spesso molto utile un approccio multidisciplinare, con l’ausilio di un’equipe di professionisti esperti in cefalea, per l’utilizzo di tecniche combinate quali: l’agopuntura, l’osteopatia, la Fisioterapia, la valutazione di tipo posturale atte a ricercare e curare eventuali problematiche dell’apparato muscolo-scheletrico e dell’ATM che possano interferire, se non corrette, con l’andamento clinico della cefalea.

Nelle forme croniche, gravate da una maggiore disabilità e riduzione della qualità di vita, è spesso molto utile valutare l’eventuale integrazione con una terapia psicologica mirata.

  1. Headache Classification Committee of the International Headache Society (IHS) The International Classification of Headache Disorders, 3rd edition.Cephalalgia. 2018 Jan;38(1):1-211
  2. Allena M, Steiner TJ, Sances G, et al. (2015). Impact of headache disorders in Italy and the public-health and policy implications: a population-based study within the Eurolight Project. J Headache Pain 16:100.
  3. Ferrante T, Castellini P, Abrignani G, et al. (2012). The PACE study: past-year prevalence of migraine in Parma’s adult general population. Cephalalgia 32(5):358-65.

CEFALEA A GRAPPOLO: Che caratteristiche ha la Cefalea a Grappolo?

La cefalea a grappolo (CG), un tempo definita la ‘cefalea del suicidio’, è una cefalea primaria estremamente violenta e disabilitante che colpisce il 3‰ della popolazione generale1,2, con netta prevalenza nel genere maschile con un rapporto 2–3:13,4. Nel 10% dei casi la forma è cronica, cioè senza periodi di remissione.

Gli attacchi di cefalea sono parossistici (Violenti e Improvvisi) con dolore lancinante, severa intensità, durata variabile tra 15 e 180 minuti, in sede orbitaria, sovra-orbitaria e/o temporale, strettamente unilaterali e possono presentarsi fino anche a 8 volte al giorno5. La cefalea è associata ad una o entrambi le seguenti condizioni (almeno uno dei seguenti sintomi o segni omolaterali al dolore): 1. a) iniezione congiuntivale e/o lacrimazione, b) congestione nasale e/o rinorrea, c) edema palpebrale, d) sudorazione facciale e frontale, e) arrossamento facciale e frontale, f) sensazione di orecchio pieno, g) miosi e/o ptosi; 2. sensazione di irrequietezza o agitazione.

Nella forma episodica gli attacchi si verificano generalmente con una ricorrenza stagionale per un certo numero di settimane per poi sparire, ad esempio sempre stesso mese dell’anno, o ad uno stesso orario. Nella forma cronica invece gli attacchi sono presenti tutti i mesi dell’anno, senza un’interruzione che superi i 30 giorni. Per quanto la sede del dolore sia spesso la stessa, le caratteristiche sopra descritte, soprattutto la durata e la sensazione di irrequietezza, ben la distinguono dall’emicrania.

Quali sono le cause della Cefalea a Grappolo?

Il meccanismo eziopatogenetico della CG non è ancora chiaro. Si è documentata una compromissione funzionale a livello dell’ipotalamo6, una zona cerebrale profonda, che potrebbe spiegare la ciclicità e ricorrenza degli attacchi, che si presentano il più delle volte allo stesso orario o nella stessa stagione dell’anno.

È stata dimostrata anche disregolazione della ritmicità della ghiandola pineale con alterazione della secrezione di melatonina (che regola il ciclo sonno veglia), cortisolo e GH7.

I soggetti con cefalea a grappolo hanno spesso un aspetto fisico caratteristico, il viso viene definito come ‘facies leonina’8 (bozze frontali e mascellari prominenti), alta e robusta corporatura; concomita il più delle volte un profilo di personalità che può andare da tratti di ansia a rabbia e agitazione9; solitamente si dedicano a sport estremi, giocano d’azzardo o sono forti bevitori o fumatori10.

Quali sono le terapie più efficaci per la Cefalea a Grappolo?

Per la sua gravità ed importante disabilità i centri cefalee sono particolarmente attenti a fornire un tempestivo trattamento, purtroppo le opzioni terapeutiche farmacologiche sono limitate. La terapia acuta della CG si avvale di un unico farmaco (sumatriptan 6 mg sc) o dell’ossigeno per via inalatoria. La profilassi si base sull’uso in prima linea di verapamil, e poi di prednisone, litio12.

Tuttavia, una percentuale discreta di pazienti risponde parzialmente o affatto a tali terapie preventive, necessitando di politerapie responsabili di diversi eventi avversi12. Infine esistono forme farmaco-resistenti trattate con neurostimolazione invasiva del nervo grande occipitale12,13. A breve saranno disponibili altre terapie, più mirate come gli anticorpi monoclonali.

  1. Torelli P, Beghi E, Manzoni GC (2005) Cluster headache preva- lence in the Italian general population. Neurology 64:469–474
  2. Sjaastad O, Bakketeig LS (2003) Cluster headache prevalence. Vågå study of headache epidemiology. Cephalalgia 23:528–533
  3. Manzoni GC (1998) Gender ratio of cluster headache over the years: a possible role of changes in lifestyle. Cephalalgia 18:138–142
  4. Bahra A, May A, Goadsby PJ (2002) Cluster headache. A prospective clinical study with diagnostic implications. Neurology 58:354–361
  5. Headache Classification Committee of the International Headache Society (IHS) The International Classification of Headache Disorders, 3rd edition.Cephalalgia. 2018 Jan;38(1):1-211
  6. Overeem S, van Vliet JA, Lammers GJ, Zitman FG, Swaab DF, Ferrari MD. The hypothalamus in episodic brain disorders. Lancet Neurol. 20 02;1:437-444; May A, Schwedt TJ, Magis D, Pozo-Rosich P, Evers S, Wang S-J. Cluster headache. Nat Rev Dis Prim. 2018;4:180 06
  7. Pringsheim T. Cluster headache: evidence for a disorder of circadian rhythm and hypothalamic function. Can J Neurol Sci. 2002 Feb;29(1):33-40
  8. Blau N, Solomon F. Leonine facial appearances in cluster headache patients. Headache. 1992 Nov;32(10):516.
  9. Levi R, Edman GV, Ekbom K, Waldenlind. Episodic cluster headache. I: Personality and some neuropsychological characteristics in male patients. Headache. 1992 Mar;32(3):119-25.
  10. Levi R, Edman GV, Ekbom K, Waldenlind E. Episodic cluster headache. II: High tobacco and alcohol consumption in males Headache. 1992 Apr;32(4):184-7
  11. Jensen RM, Lyngberg A, Jensen RH (2007) Burden of cluster headache. Cephalalgia 27:535– 541]
  12. May A, Leone M, Afra J, Linde M, Sandor PS, Evers S, Goadsby PJ, Task Force EFNS (2006) EFNS guidelines on the treatment of cluster headache and other trigeminal-autonomic cephalalgias. Eur J Neurol 13:1066–1077
  13. Robbins MS, Starling AJ, Pringsheim TM, Becker WJ, Schwedt TJ.Treatment of Cluster Headache: The American Headache Society Evidence-Based Guidelines.Headache. 2016 Jul;56(7):1093-106

CHI SOFFRE DI MAL DI TESTA COSA DEVE FARE? (a chi rivolgersi)

Se soffri di mal di testa la cosa migliore è:

  • Compilare un diario della cefalea così da registrare gli attacchi (Diario Cefalea Rihabilita) e portarlo in visione al medico.

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  • Recarsi da un medico esperto di Cefalee o presso uno dei centri Cefalee sparsi sul territorio italiano (vedi sito AIC Associazione Italiana per la lotta contro le cefalee o sito ANIRCEF). 

Quali sono i rimedi naturali più efficaci per la Cefalea?

I nutraceutici sono i rimedi non farmacologici più usati nella cefalea.

Tra i nutraceutici più usati ci sono quelli a base di magnesio, coenzima Q10, riboflavina, partenio, derivati del ginkolide B e melatonina. L’utilizzo dei nutraceutici è indicato sia negli adulti o nei ragazzi e bambini, proprio per evitare in primis l’utilizzo di terapie farmacologiche1,2.

Si possono assumere in monoterapia o associarli a terapie farmacologiche, nel primo caso se la frequenza della cefalea mensile è bassa. Necessario in ogni caso il consulto medico.

Un recente lavoro, ma da confermare con studi ad hoc, suggerisce che un basso livello di vitamina D in virtù delle sue capacità antiossidanti e anti-infiammatorie, possa essere correlato alla cefalea, pertanto ripristinare un corretto livello di vitamina D può favorire una riduzione degli attacchi di cefalea3.

La dieta può migliorare la Cefalea?

Tra i rimedi non farmacologici esistono una serie di studi su dieta alimentare e cefalea2 poiché è dimostrato che l’obesità si associa ad un più alto rischio di cefalea per liberazione di sostanze pro-infiammatorie da parte degli adipociti (cellule grasse). Tra gli approcci dietetici attualmente riconosciuti per la prevenzione dell’emicrania la dieta chetogenica è sicuramente la più efficace. E’ una dieta con forte deprivazione di carboidrato ma con un relativo aumento della componente dei grassi, per favorire l’utilizzo della via metabolica della chetogenesi4. E’ una ‘terapia’ alimentare da fare sotto stretto controllo medico.

  1. Sangermani R, Boncimino A. The use of nutraceutics in children’s and adolescent’s headache. Neurol Sci. 2017 May;38(Suppl 1):121-124
  2. Orr SL. Diet and nutraceutical interventions for headache management: A review of the evidence. 2016 Oct;36(12):1112-1133)
  3. Ghorbani Z, Togha M, Rafiee P, Ahmadi ZS, Rasekh Magham R, Haghighi S, Razeghi Jahromi S, Mahmoudi M. Vitamin D in migraine headache: a comprehensive review on literature. Neurol Sci. 2019 Aug 3
  4. Barbanti P, Fofi L, Aurilia C, Egeo G, Caprio M. Ketogenic diet in migraine: rationale, findings and perspectives. Neurol Sci. 2017 May;38(Suppl 1):111-115
  5. McDonald TJW, Cervenka MC. Ketogenic Diets for Adult Neurological Disorders. Neurotherapeutics. 2018 Oct;15(4):1018-1031. doi: 10.1007/s13311-018-0666-8.

Cos’altro possiamo dire a chi soffre di Cefalea?

La Cefalea si può sconfiggere?

L’approccio multidisciplinare è a mio avviso la strategia terapeutica migliore. Il cambiamento di stili di vita scorretto (alimentazione non adeguata, inattività fisica, eccessivo consumo di alcol, fumo, caffè, etcc.) e l’utilizzo di tecniche complementari come agopuntura, osteopatia, fisioterapia possono avere un’influenza positiva nel ridurre la cefalea.

In molti casi una valutazione psicologica può essere di aiuto per identificare e trattare fattori stressanti o indirizzare verso un percorso individuale o tecniche di rilassamento (training autogeno, mindfulness, etcc).

Quale approccio scegliere tra questi sarà compito dello specialista nelle cefalea, che in base al tipo cefalea e abitudine del paziente, suggerirà la più idonea.

TI RICORDO CHE LA DOTTORESSA FOFI (NEUROLOGA, SPECIALIZZATA NELLA DIAGNOSI E CURA DELLE CEFALEE) RICEVE NEL NOSTRO AMBULATORIO DI ROMA FLAMINIO.

PER APPUNTAMENTI CHIAMARE IL NUMERO: 06.47.54.17.10

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Se vuoi visita il sito della Dottoressa Fofi:

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