Osteopatia

PUBALGIA

DESCRIZIONE MEDICA

La pubalgia è una sindrome dolorosa mioentensiva  che interessa la regione addomino-pubo-crurale con quadri clinici anche molto diversi tra loro, in prevalenza colpisce gli sportivi e le donne in gravidanza; è altresì considerata una patologia da sovraccarico, cioè causata da microtraumi ripetuti nel tempo e da allenamenti in condizione di affaticamento dello sportivo, da patologie muscolari e tendinee, da patologie ossee e articolari o da patologie infettive e tumorali. Il dolore nella pubalgia è localizzato spesso a livello dell’inguine e/o del pube e/o all’interno della coscia, in genere si presenta al risveglio e nei primi minuti di movimento, per poi scomparire con il riscaldamento muscolare. Progredendo nelle fasi della patologia, nello sportivo, il dolore tende ad aumentare soprattutto durante gli scatti e i bruschi cambi di direzione.

PUNTO DI VISTA OSTEOPATICO

Il pube è il crocevia e il punto d’inserzione di potentissimi muscoli (grande retto dell’addome, obliqui e trasversi e tutti gli adduttori della coscia) che si organizzano in catene muscolari, è, inoltre, punto di inserzione, attraverso numerosi legamenti, di diverse strutture viscerali (vescica, utero, cordone spermatico, prostata). Per la particolare forma e topografia anatomica nel pube vengono a scaricarsi le iperpressioni che provengono dalle catene muscolari ascendenti e discendenti sia durante la deambulazione sia in ortostasi.

L’obiettivo del bilanciamento osteopatico è di trovare con successo le diverse cause che hanno fatto insorgere tale problema, all’interno del soggetto considerato.

Possiamo dividere le pubalgie in 2 grandi categorie:

  • la pubalgia traumatica
  • la pubalgia cronica

La pubalgia traumatica compare in seguito ad un trauma della sinfisi pubica, ma per fortuna un trauma diretto alla sinfisi è rarissimo. È più probabile, invece, che essa si manifesti per altri motivi. Una caduta sui piedi, per esempio, può comportare che le forze di contatto col suolo siano asimmetriche, provocando così l’innalzarsi di una branca pubica più dell’altra e quindi un movimento a “forbice” del pube, coinvolgendo in modo non fisiologico i legamenti pubici. Oppure ancora, si può verificare una eccessiva tensione dei muscoli adduttori, a causa di un movimento contrastato da opposizione sull’arto inferiore. Questi stress possono deteriorare le inserzioni muscolari e i numerosissimi legamenti che interessano il pube e creare una disfunzione osteopatica. Nella patologia cronica, invece, possiamo ritrovare il pube adattato ad uno schema funzionale alterato.

Quindi il pube, in questo caso, non è in nessun modo la causa della pubalgia.

La sinfisi pubica (l’articolazione tra le due branche pubiche) ha un importante ruolo nell’ammortizzamento del peso che si scarica dall’alto verso il basso in direzione dei femori e quindi a terra.

È una sorta di “valvola di sfogo” su cui si scaricano le forze eccessive che non riescono ad essere incanalate verso le articolazioni sacro-iliache e quindi verso gli acetaboli delle anche.

La compromissione della meccanica della colonna vertebrale e del bacino pertanto condiziona in maniera importante il lavoro delle branche pubiche.

Nel senso che se il bacino è fuori asse le forze in arrivo dall’alto invece di scaricarsi in prevalenza sulle anche e sui femori andranno a scaricarsi sulla sinfisi pubica provocandone una sorta di infiammazione cronica.

Questo inoltre va a compromettere la funzione dei muscoli adduttori che si inseriscono a livello pubico.

Terapie locali mirate al trattamento della sinfisi pubica o dell’inserzione dei muscoli adduttori di solito portano in questi casi vantaggi solo temporanei poiché non intervengono in realtà sulla vera causa del problema.

Questa deve essere ricercata di volta in volta su ogni singolo Paziente. Onde evitare generalizzazioni si può solo affermare che solitamente un disagio meccanico dell’osso sacro è sempre presente in caso di pubalgia.

Le cause più comuni che permettono l’instaurarsi della pubalgia possono essere:

  • la riduzione di mobilità del bacino o di un emi-bacino con riduzione di mobilità in senso opposto della sinfisi;
  • il conflitto tra adduttori potenti e addominali deboli, dove gli uni tirano in un senso e gli altri nel senso opposto, sino al manifestarsi della sofferenza sia nei muscoli che nei loro tendini, con possibili irradiazioni nelle zone vicine, tra cui lo scroto;
  • la disfunzione articolare dell’anca, ginocchio, caviglia/piede;
  • la riduzione della mobilità vertebrale con compensi adattavi all’osso sacro e al bacino;
  • i microtraumi ripetuti nel tempo specialmente in giovane età, intensamente e su terreni duri;
  • l’esagerazione della lordosi lombare;
  • le contratture antalgiche al quadricipite femorale/muscoli adduttori;
  • le disfunzioni del sistema cranio – sacrale in particolar modo negli sport dove si colpisce la palla con la testa parecchie volte;
  • le aderenze cicatriziali nella zona pelvica o nelle regioni che la influenzano;
  • disfunzione osteopatica viscerale degli organi sopra pubici.

Attraverso test specifici di osservazione e palpatori, l’osteopata può capire la causa o le cause che hanno determinato la disfunzione osteopatica di pubalgia. Il trattamento osteopatico, anche per le pubalgie più problematiche, può contribuire notevolmente ad alleviare, risolvere, la pubalgia .

E’ importante fare diagnosi differenziale, anche tramite indagini strumentali e cliniche. Successivamente al trattamento, l’osteopata cercherà di prevenire spiacevoli recidive e di mantenere lo stato di salute del paziente, attraverso il dialogo e le indicazioni sul comportamento posturale.

Cercare la causa e non il sintomo della patologia conferisce all’osteopata, tra le discipline terapeutiche, un approccio realmente olistico.

In caso di pubalgia l’Osteopatia è estremamente utile ed è considerata terapia di prima scelta.

Casi reali

A titolo esemplificativo riporto il caso di un giovane calciatore dilettante che lamentava pubalgia da diversi mesi.

All’esame osteopatico presentava l’osso temporale sinistro in rotazione interna con un’importante conseguenza sull’articolazione sacro iliaca sinistra adattata in anteriorità unilaterale. Presentava ancora una rotazione verso sinistra della quinta vertebra lombare e una forte irritazione del sigma(colon discendente).

Ridotti i focolai disfunzionali strutturali e la disfunzione viscerale il dolore ha cominciato a regredire, infine con l’aiuto di un’alimentazione più sana ed esercizio mirato nel giro di una decina di giorni le correzioni effettuate sono state mantenute.

Il dolore è completamente scomparso a distanza di trenta giorni.

In questo caso il riequilibrio dell’osso temporale e del colon sono stati i fattori decisivi per restituire armonia al bacino e al pube.

DOTT. LUCA DAMIANI

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