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ALLUCE RIGIDO

Con il termine ALLUCE RIGIDO, solitamente si indica una situazione di ARTROSI LOCALIZZATA a livello della prima articolazione metatarsofalangea.

Mentre camminiamo o corriamo il nostro alluce e la prima articolazione metatarsofalagea (MTF) hanno un ruolo fondamentale nel trasferimento del peso dal piede al terreno, nonché nella spinta.

Quando una prima MTF non ha problemi di artrosi si muove perfettamente (ovvero si dorsiflette, di 60°/100°, ed effettua una flessione plantare tra 10° e 40° ), è priva di dolore e contribuisce senza problemi allo schema del passo e della corsa.

L’alluce rigido viene anche comunemente chiamato “CIPOLLA” ed è una problematica che solitamente insorge spontaneamente, infatti viene definita idiopatica.

Tuttavia, capita spesso di riscontrare questo problema in pazienti che hanno precedentemente avuto un trauma in questa zona.

Il trauma può causare la presenza di osteofiti, deficit di movimento ed infiammazione locale.

SINTOMI

Solitamente un paziente con alluce rigido lamenta dolore nella zona del dorso dell’alluce, e la prima articolazione MTF è tumefatta e rigida e non si muove bene.

Facendo una valutazione funzionale di questa articolazione si riesce a capire bene dove è e se c’è il problema, perché piegare verso l’alto (dorsiflettere) l’alluce è un’azione limitata o quasi impossibile (RIGIDITA’). Il paziente solitamente lamenta dolore mentre cammina o mentre corre o addirittura, in casi più gravi ed acuti, anche alla semplice palpazione o indossando un paio di scarpe che vanno a comprimere la parte.

LA DIAGNOSI

Una diagnosi di tale problematica va fatta attraverso un esame clinico, ovvero una vera e propria visita specialistica ortopedica o fisiatrica e confermata con una RADIOGRAFIA.

Una radiografia può di certo confermare quanto osservato nella visita e nella valutazione del professionista e può classificare il livello di rigidità dell’alluce che può essere:

-LIEVE: il movimento dell’articolazione è totale ma la dorsiflessione forzata è dolente e la zona fa male alla palpazione, assenza di ostefiti.

-MODERATA: il movimento non forzato dell’articolazione è limitato e doloroso e la zona fa male alla palpazione, presenza di minimo osteofita.

-GRAVE: la prima cosa che il paziente lamenta è forte dolore generalizzato intorno all’articolazione, grave limitazione del movimento, dolore che aumenta alla palpazione e la radiografia evidenzia un grosso osteofita che impedisce il movimento.

-STADIO FINALE: dolore molto forte che non permette nemmeno la palpazione della zona, blocco totale del movimento e una artrosi globale (più osteofiti) dell’articolazione visibile attraverso la radiografia.

SOLUZIONI E TRATTAMENTO

Il trattamento di questa problematica è strettamente legato al livello di rigidità e alla fase in cui il paziente si trova.

Uno stadio LIEVE, MODERATO, e GRAVE possono essere trattati attraverso della terapia conservativa: ANTINFIAMMATORI e FISIOTERAPIA.

In una fase acuta fare una terapia antinfiammatoria associata al riposo e ghiaccio aiuta ad eliminare il dolore. La terapia antinfiammatoria va fatta attraverso i farmaci (dolore molto forte) e attraverso delle terapie fisiche e strumentali locali come il LASER e la TECAR.

In un secondo momento, superata la fase di dolore acuto, si continua con una rieducazione funzionale. La rieducazione funzionale consiste in delle sedute di TERAPIA MANUALE che hanno lo scopo di mobilizzare passivamente l’articolazione con lo scopo di recuperare i gradi di movimento e rendere meno rigido il tratto.

Il fisioterapista, attraverso la sua valutazione, può anche consigliare di modificare la tipologia di scarpa o di fare dei plantari.

Se, invece, il paziente si trova in uno STADIO FINALE della problematica si può pensare di ricorrere ad un vero e proprio intervento chirurgico, ovvero effettuare una vera e propria protesi della prima articolazione metatarsofalangea con lo scopo di eliminare il dolore a discapito del movimento che potrebbe essere del tutto compromesso a seconda del grado di artrosi.

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