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VERTIGINI E DISTURBI DELL’EQUILIBRIO

Ti è mai girato tutto quello che hai intorno???

APPROCCIO OSTEOPATICO ALLA VERTIGINE

I VARI TIPI DI DISTURBI VERTIGINOSI E LE SUE CAUSE

È ormai riconosciuto in OSTEOPATIA che una delle cause primarie e più accreditate delle VERTIGINI trova la sua origine nel tratto cervicale. Da qui la definizione di VERTIGINI cervicali o cervicogeniche. In questo tipo di VERTIGINI, oltre ai soliti sintomi, s’individuano anche: rigidità della nuca, crampi, formicolii, sensazione di freddo ed altro, tutti elementi che, se non valutati in modo tempestivo e opportuno, rischiano di dar vita a sintomatologie complesse di natura cronica.

La Vertigine è uno dei disturbi più comuni che si presenta allo studio di un medico di primo-soccorso.

Si tratta di un’alterazione della percezione sensoriale dell’individuo, questo influisce sul movimento della persona dandogli un’errata percezione dello stesso, caratterizzato da perdita di equilibrio.

È una sensazione illusoria (cioè non reale) di movimento e si distingue in:

  • soggettiva: il paziente ha l’illusione di muoversi, di essere instabile, spesso riferisce di sentire “la testa vuota”, di non riuscire a mantenere l’equilibrio né una stabile direzione di marcia;
  • oggettiva: il soggetto vede l’ambiente circostante muoversi o con senso rotatorio (“la stanza mi gira intorno!”) o oscillante sul piano orizzontale o verticale.

Occorre sottolineare che le vertigini sono un sintomo e non una malattia e quindi si riferiscono a una disfunzione dell’apparato dell’equilibrio (o di sistemi cerebrali a questo connessi) causata da vari possibili fattori, quali:

  • Colpo di frusta: come avviene, per esempio, in un tamponamento automobilistico.
  • Artrosi cervicale: un lento processo degenerativo delle strutture ossee della colonna vertebrale (causato da scarsa attività fisica, traumi, scorrette posizioni lavorative)
  • Malattia di Ménière: secondaria ad un aumento abnorme del liquido (“endolinfa”) situato dentro le strutture del “labirinto membranoso” dell’orecchio interno; la sintomatologia è caratterizzata da vertigini, diminuzione dell’udito e ronzio auricolare (acufeni).

Le crisi di vertigini sono molto intense ed è possibile arrivare alla perdita totale dell’udito, mentre allo stadio iniziale il calo uditivo si ha solo in corrispondenza delle crisi.

Consideriamo tutti i movimenti del collo (tranne l’estensione che arriva fino a C5-C6) implicano una mobilizzazione vertebrale fino a D4; ciò significa che le forze antigravitarie che permettono l’orizzontalità dello sguardo e l’equilibrio della testa sul collo arrivano a questo livello ed è quindi importante, nel corso del trattamento osteopatico, ripristinarne una corretta mobilità. Per quanto concerne i muscoli nucali esiste una simmetria fra loro e i muscoli oculomotori dato che la loro disposizione anatomica è la stessa.

Tra questi due gruppi muscolari esiste altresì una interrelazione funzionale: ogni stimolo visivo che sollecita la nostra attenzione indirizza il nostro sguardo per il tramite di due azioni muscolari:

– l’azione della muscolatura estrinseca dell’occhio (muscolo retto superiore, inferiore, mediale e laterale e muscolo obliquo superiore ed inferiore) che dirige l’occhio.

– L’azione dei muscoli nucali (muscolo grande retto posteriore, piccolo retto posteriore, grande obliquo e piccolo obliquo) che dirige la testa.

È evidente che i movimenti della testa e degli occhi devono essere coordinati da una azione armonica. Un’ipermobilità del rachide cervicale superiore, che dirige il movimento della testa in modo troppo rapido ed ampio, spezza questa relazione armonica creando turbe interferenziali nel meccanismo di adattamento posturale e facilitando l’insorgenza di sindromi vertiginose acute. Si ricorda inoltre che la parte anteriore del cranio è condizionata dalla relazione armonica esistente tra mandibola sospesa al temporale (ATM), colonna cervicale, osso ioide, e sistema muscolare connesso; un’alterazione dell’occlusione, quindi, deve essere presa in considerazione.

VERTIGINE E ANZIANI

La vertigine è un problema comune nella popolazione anziana. In paragone alle persone più giovani, la vertigine negli anziani è più persistente, ha più origini, è meno probabile che sia causato da un problema psicologico ed è più incapacitante (Davis L, 1994). Le due fonti principali della vertigine in persone anziane sono l’orecchio (vestibolare periferico) e il cervello.

La popolazione anziana, a causa dell’alta incidenza di disturbi cervicali, è soggetta alla vertigine cervicale.

VALUTAZIONE

La valutazione della vertigine dovrebbe includere un’anamnesi generale e l’esame fisico. Un’anamnesi pertinente includerebbe la durata, il periodo di manifestazione ed i fattori precipitanti, tali come un cambiamento della posizione, perdita dell’udito, disturbo dell’andatura e cambiamenti neurologici unilaterali dovrebbero richiamare l’attenzione durante l’anamnesi.

Esami di laboratorio basici, sono importanti per differenziare il capogiro dalla vertigine. L’esame fisico dovrebbe includere un esame neurologico completo, così come una valutazione Osteopatica del tratto cervicale. Ulteriori esami possono includere un audiogramma e un elettronistagmogramma; RMN o TAC sono utili alla diagnosi dei neuromi acustici.

È importante notare che la vertigine nella vecchiaia può essere relazionata a una disfunzione vestibolare.

La valutazione del tratto cervicale, si valuteranno i muscoli del collo, lo Scom (sternocleidoccipitomastoideo), gli scaleni e il trapezio, annotando i cambiamenti dei tessuti, tender point e asimmetrie. La stessa procedura di analisi verrà applicata durante il movimento passivo nelle stesse zone.

Importante è palpare la posizione dell’occipite, così come la traslazione laterale dell’atlante (prima vertebra cervicale) ed esaminare le eventuali restrizioni della rotazione dell’atlante. Dopodiché, valutare più in basso il rimanente tratto cervicale, palpando le vertebre cervicali inferiori, valutando la loro flessione ed estensione, così come la rotazione e la traslazione laterale.

TRATTAMENTO

Il trattamento della vertigine dovrebbe essere direzionato alla causa. Esistono pochi trattamenti efficaci per la vertigine posizionale benigna. L’abituarsi ad esercizi che ricreano i sintomi tendono a diminuire la vertigine, ma spesso non sono tollerati nella vecchiaia

Il trattamento osteopatico della vertigine cervicale è direzionata verso la correzione della Disfunzione osteopatica. Possono essere applicate tecniche dirette come indirette per ridurre la restrizione.

Le tecniche di energia muscolare e dei tessuti soffici sono alquanto utili per ridurre lo spasmo dei muscoli dello sternocleidomastoideo, degli scaleni, paracervicali e del trapezio. La tecnica di counterstrain e il rilascio legamentoso articolare possono fornire una riduzione eccellente e tollerabile della restrizione delle vertebre cervicali.

Comunque, la manipolazione più utile e efficace della vertigine cervicale è una combinazione di varie modalità, inclusa l’abilità del paziente di collaborare.

STUDIO DI UN CASO

Una donna di 71 anni è stata ammessa in ospedale con una manifestazione repentina di vertigine vorticosa, accompagnata da nausea e vomito, dichiarando di non provare alcun dolore toracico o debolezza unilaterale. Tutti gli esami di laboratorio iniziali erano normali. La paziente è stata trattata e inviata a casa con una cura farmacologia.

Dopo pochi giorni è ritornata in ospedale per episodi continui di vertigine. Di nuovo, non c’erano segni neurologici di lateralizzazione unilaterale, e il suo esame fisico non ha rivelato nessuna anormalità. Sono stati effettuati un esame TAC della testa e un Doppler della carotide. Entrambi erano dentro i limiti normali. La RX del tratto cervicale ha dimostrato una marcata rettilinizzazione del tratto cervicale. La paziente è rientrata in ospedale per una ulteriore valutazione; un test di tolleranza a glucosio realizzato un’ora dopo il pranzo ha rivelato una mite elevazione dello zucchero sanguigno.

La paziente ha iniziato una dieta con basso apporto di zuccheri, le è stato dato un glucometro per controllare gli zuccheri del sangue giornalmente. In seguito, è stata sottoposta ad una valutazione neurologica, ed è stata diagnosticata, in quel periodo, una insufficienza vertebrale-basilare.

Terminati questi esami clinici la paziente si è presentata presso il nostro studio, abbiamo rilevato tramite la prima visita osteopatica una disfunzione somatica delle vertebre C1-2 e T1-2. Quindi abbiamo iniziato i Trattamenti Manipolativi Osteopatici settimanalmente per due mesi. Consistevano in: Rilascio Articolare Legamentoso con tecniche Strain e Counterstrain alle vertebre cervicali superiori e toraciche, e le strutture del tessuto morbido ad esse relazionate. Entro due settimane, la paziente ha dimostrato un miglioramento significativo e ha migliorato progressivamente, sottoponendosi alla routine di manipolazione di mantenimento presso il nostro studio.

DOTT. LUCA DAMIANI

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