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TENDINE D’ACHILLE

TENDINE D’ACHILLE

Il tendine d’Achille unendo i muscoli soleo e gastrocnemio al calcagno ha lo scopo di generare sotto la contrazione dei due muscoli una flessione plantare del piede.
I fattori contribuenti che possono portare ad una lesione di questo tendine possono essere molteplici e possiamo inserirli in due grandi macrocategorie: fattori estrinseci ed intrinseci.

FATTORI ESTRINSECI

Una delle cause principali e’ la variazione brusca del tipo di attività, come ad esempio passare dallo sci al tennis, anche allenarsi con carichi eccessivi di lavoro può danneggiare il tendine. Soprattutto in atleti che passano da un periodo da inattività ad uno di pratica sportiva, se la progressione dei carichi non è adeguata il trauma potrebbe essere dietro l’angolo.
Tra i gesti sportivi più predisponenti al trauma del tendine abbiamo i cambi di direzione repentini, che ad esempio possono accadere su un campo di calcio o di basket, oppure il salto o il servizio nel tennis.
Anche la durezza dei terreni è una componente importante: sicuramente l’asfalto ed il cemento mettono molta più pressione ai nostri tendini, rispetto alla terra battuta o l’erba.
Di fondamentale importanza anche la calzatura: che deve essere adeguata alla pratica sportiva che si svolge e soprattutto va sostituita con una nuova quando lo stato di usura è molto evidente.

FATTORI INTRINSECI

I fattori più ricorrenti sono un cattivo allineamento degli arti inferiori, un eccessiva pronazione del piede, la rigidità del soleo e del gastrocnemio e anche squilibri posturali magari causati da vecchi traumi e interventi chirurgici.

ROTTURA COMPLETA DEL TENDINE D’ACHILLE

E’ una delle lesioni tendinee più comuni, soprattutto nello sport, ogni anno 1 persona su 10.000 romperà il tendine d’achille. questo trauma è molto più frequente negli uomini con un rapporti di 6 a 1 e la fascia d’età più colpita è fra i 35 e i 40 anni. Le rotture di solito avvengono in tendini già degenerati, si parla di tendinosi, perché in effetti un tendine sano ha la resistenza che potrebbe trazionare un camion senza subire danni.

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SEGNI E SINTOMI

1. Il primo sintomo è un dolore forte nel momento della lesione: quasi tutti gli atleti raccontano di aver percepito come un colpo ricevuto da dietro, ma poi voltandosi non hanno visto nessuno!!!
2. Successivamente più che il dolore è evidente l’impotenza funzionale, in quanto chi subisce questo trauma non riesce a camminare.
3. Sono evidenti gonfiore ed ematoma.
4. Si può vedere un avvallamento sul tendine.
5. Il paziente non è in grado di flettere verso il basso il piede

DIAGNOSI

A livello clinico la rottura del tendine si evidenzia con il TEST DI THOMPSON: con il paziente prono ed il ginocchio leggermente flesso si applica con la mano una compressione nella zona dei muscoli del polpaccio, se il tendine è completamente lesionato il piede non farà alcun movimento, se le fibre invece sono ancora attaccate al muscolo si potrà osservare una flessione plantare del piede.
A livello strumentale di solito è sufficiente una ecografia per diagnosticare una lesione completa del tendine d’Achille, in caso di dubbio si procede con la risonanza magnetica.

TRATTAMENTO

L’ortopedico può decidere sia per un approccio conservativo e quindi non operare oppure di avvalersi dell’intervento chirurgico.
L’approccio conservativo consiste nell’utilizzo di un gesso con il piede posto in flessione plantare con lo scopo di avvicinare i monconi rotti. il gesso va tenuto per 8/10 settimane e in maniera graduale il piede va portato dalla posizione di flessione plantare a quella neutra. questo approccio è preferito nelle persone più anziane e che comunque non devono svolgere attività sportiva agonistica, ma in ogni caso è fondamentale il FATTORE TEMPO in quanto questo approccio deve iniziare entro 48 ore dalla lesione.
In caso di giovani atleti prevale la scelta dell’intervento chirurgico che al momento da maggiori garanzie sulla tenuta del tendine. Dall’operazione il paziente potrà tornare all’attività sportiva nell’arco di 3/4 mesi.

IL PROTOCOLLO RIABILITATIVO RIHABILITA

Come al solito protocolli riabilitativi post chirurgici che utilizziamo a RIHABILITA il nostro centro di medicina e fisioterapia ad Aprilia sono il giusto mix di conoscenze scientifiche, esperienze di anni di lavoro, anche con atleti di alto livello e strumentazioni tecnologiche di ultima generazione.

PRIMO MESE
Nelle prime 4 settimane i nostri obiettivi sono: ridurre il dolore ed il gonfiore ed iniziare gli esercizi per il recupero dell’articolarità della caviglia ( in questa fase sia attivamente che passivamente 20/25° max di flessione plantare).
Cosa fondamentale in questa fase, ovviamente in funzione dei tempi di guarigione è la MOBILIZZAZIONE DELLA CICATRICE.

SECONDO E TERZO MESE
in queste 8 settimane i nostri obiettivi sono: normalizzare il ROM, il rinforzo muscolare e aumentare la funzionalità. In questa fase il carico è totale ma con l’utilizzo di un tutore stabilizzante. Andiamo ad aumentare sia attivamente che passivamente i movimenti della caviglia sia in flessione plantare che dorsale, ma anche in inversione ed eversione.
Alla sesta settimana inseriamo esercizi in isometria in tutte le direzioni, mentre dall’ottava possiamo iniziare esercizi di stretching del polpaccio sia in piedi che da supino.
Sempre dall’ottava settimana andiamo ad inserire esercizi di rinforzo con gli elastici e successivamente sollevamento delle dita e dei talloni in stazione eretta bipodalica.
Il paziente inizia il training alla deambulazione e il lavoro propriocettivo con tavolette e cuscini basculanti.

QUARTO MESE
In questa ultima fase l’obiettivo è azzerare il deficit funzionale e normalizzare la forza.
Gli esercizi di stretching sono man mano più intensi e così gli esercizi per il rinforzo muscolare. In questa fase aumenta anche la difficoltà del lavoro propriocettivo infatti l’atleta svolgerà esercizi in appoggio monopodalico.
AL TERMINE DEL QUARTO MESE SE NON CI SONO IMPREVISTI O CONTROINDICAZIONI IL NOSTRO ATLETA POTRA’ TORNARE ALLA SUA AMATA PRATICA SPORTIVA.

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