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LUSSAZIONE SPALLA

Buongiorno dott. Giorgianni , sono Edoardo , ho 24 anni e pratico il calcio a livello agonistico.

In data 14/11/17 durante un allenamento, in seguito ad una banale caduta, ho riportato una lussazione anteriore di spalla. In ospedale il medico ha rimesso la spalla a posto e adesso indosso un tutore di spalla che mi hanno detto dovrò mantenere per 3 settimane, poi mi hanno consigliato di rivolgermi ad uno specialista e che forse mi servirà un intervento e comunque  una lunga riabilitazione.

In pratica cos’è successo alla mia spalla? Mi hanno chiesto più volte se si trattasse del primo episodio o dell’ultimo di una lunga serie che significa ?

Cosa mi aspetta ?L’intervento sarà in artroscopia ?

Mi devo preoccupare ?

Buongiorno Edoardo ,

la lussazione di spalla è la perdita completa dei rapporti articolari che si stabiliscono tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola che avviene quando un forte  trauma colpisce la spalla o quando questa supera il limite della normale mobilità durante un movimento.

Le lussazioni di spalla possono essere traumatiche o atraumatiche. Le lussazioni atraumatiche sono espressione di quadri di instabilità generalmente legati ad una condizione predisponente rappresentata dalla iperlassita’ costituzionale o acquisita.

La spalla iperlassa è una spalla che presenta una eccessiva capacità di traslazione articolare in più direzioni, rimanendo tuttavia centrata e sufficientemente stabile per cui non dolorosa.

Se, per una serie di eventi microtraumatici o traumatici anche modesti, l’eccesso di traslazione prevale sulla capacità di mantenere centrata la testa omerale nella glena si può verificare una sub-lussazione o una lussazione completa diventando pertanto sintomatica e quindi patologica.

Le lussazioni traumatiche rappresentano la maggioranza dei casi, sono più comuni nel sesso maschile e nei giovani rispetto agli anziani.

Spesso si verifica in ambito sportivo,soprattutto negli sport di contatto.

Le circostanze che possono condurre a una lussazione traumatica sono numerose. Le più frequenti sono: caduta in appoggio su braccio ruotato all’esterno; trauma intenso su braccio ruotato all’interno e aderente al corpo; scontro o contusione della spalla contro un avversario o altro ostacolo; movimento brusco e violento in rotazione esterna del braccio al di sopra della testa (movimento di lancio nel baseball o di schiacciata nel volley).

I pazienti che vanno incontro per la prima volta ad una lussazione traumatica di spalla possono riportare lesioni ossee della glena o della testa omerale e lesioni dei tessuti molli (capsula , cercine, legamenti , tendini) tali da favorire in un altissima percentuali di casi la progressione verso quadri di instabilità articolare in una o più direzioni.

Questo si traduce in un elevato rischio di recidive e cioè di nuovi episodi di lussazione che recentemente è stato stimato intorno al64% dei casi nei pazienti di età inferiore ai 20 anni nelle lussazioni traumatiche. Tale percentuale sale al 82% nei casi in cui il primo evento di lussazione coinvolga giovani atleti che praticano sport di contatto di un certo livello. Il rischio in percentuale di andare incontro a nuovi episodidi lussazione decresce in relazione all’età in cui si è verificato il primo episodio, pertanto sarà molto più basso nei pazienti adulti o anziani rispetto al giovane e aumenta in relazione al numero di episodi di lussazione verificati.

In seguito al primo episodio di lussazione il percorso di trattamento prevede una immobilizzazione in tutore 15° di abduzione e rotazione neutra per 3 settimane. Controllo clinico e radiografico dopo 7 giorni per confermare il mantenimento della riduzione .

Esame RMN integrato o meno da esame Tac con ricostruzione 3D della spalla con lo scopo di valutare l’entità delle eventuali lesioni riportate e in particolare la presenza o meno di lesioni ossee del margine antero inferiore della glena. Inoltre è necessaria una valutazione clinica specialistica tesa ad escludere una  instabilità multidirezionale espressione di lassità costituzionale.In questo ultimo caso si consiglia un trattamento conservativo fisioterapico (rieducazione motoria – tecar terapia –laser terapia ecc) da intraprendere dopo 3 settimane di immobilizzazione. Nel caso in cui invece esitasse un’instabilità in un’unica direzione (nel 95% casi anteriore) legata al trauma riferitoin assenza di una storia di pregressa sintomatologia da instabilità, in pazienti di giovane età e in relazione all’ alto rischio di recidiva (con conseguenti probabili nuovi danni delle strutture articolari e capsulo-ligamentoselegati a eventuali nuovi episodi di lussazione ) si consiglia, quando possibile,il trattamento chirurgico di stabilizzazione.

Tale intervento, se effettuato precocemente dopo il primo episodio di lussazione, potrà avvenire in artroscopia e cioè con una procedura poco invasiva che consente in un’alta percentuali di casi di riparare il danno ( lesione del cercine antero-inferiore )  ripristinando la normale anatomia della spalla.

 

 

 

 

 

 

Solo in presenza di associate lesioni ossee del margine antero -inferiore della glena che riducono di più del 20%la superficie di contatto con la testa omerale ( evento fortunatamente non frequente al primo episodio di lussazione ) si dovrà procede ad un intervento più invasivo conosciuto come intervento di Latarjetche consiste nel trasferire la coracoide ed i tendini su di essa inseriti sul collo della scapola nella sede del danno osseo .

 

 

 

 

 

 

 

In entrambi in casi ma con tempistiche diverse, seguirà un protocollo di riabilitazione della durata di circa 2-3 mesi volto al recupero dell’articolarità completo e al rinforzo degli stabilizzatori attivi della spalla.

Le percentuali di successo e di soddisfazione del paziente con ritorno all’attività sportiva sono molto alti soprattutto se si riesce ad intervenire precocemente prima che si instauri un quadro di instabilità articolare cronica.

DOTT. GIUSEPPE GIORGIANNI

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