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CURARE LA CAPSULITE ADESIVA

Dolori alla spalla?

L’osteopata interviene frequentemente nel trattamento di un’altra patologia comune: parliamo della Capsulite Adesiva, conosciuta anche come ‘spalla congelata’.
Per la Capsulite Adesiva, l’osteopata, con una serie di delicate e sapienti manipolazioni, potrà apportare un considerevole beneficio, applicando le tecniche più adatte al caso.

CONTENUTI

COS’E’ LA SPALLA CONGELATA

Si tratta di una situazione in cui la spalla si presenta irrigidita e dolorante. Con una limitazione dell’arto su ogni piano del movimento e in particolare, in rotazione verso l’esterno.

La capsulite scapolo omerale è un’affezione degenerativo infiammatoria che coinvolge la capsula articolare della spalla. Le cause di questo disturbo non sono ancora state del tutto chiarite; molte volte la patologia nasce senza alcuna apparente motivazione e purtroppo i sintomi dolorosi della spalla congelata, vengono spesso confusi con patologie diverse, come ad esempio l’artrite, la rottura della cuffia dei rotatori, o la tendinite.

Va a colpire la capsula che si trova attorno alla spalla, aumentando lo spessore dei i tessuti che la compongono e cicatrizzandoli, creando di perdita mobilità attiva e passiva all’arto.

Il trattamento classicamente si basa sulla somministrazione di farmaci antinfiammatori e necessarie sedute di fisiokinesiterapia.

Nei casi più ostici si può arrivare a una manipolazione articolare in narcosi o a una lisi chirurgica della capsula per eliminare le resistenze fibrose.

In ogni caso il recupero è sempre difficoltoso e comunque si sviluppa su tempi molto lunghi (3-6 mesi) lasciando quasi sempre strascichi sulla mobilità o sulla sintomatologia dolorosa.

L’Osteopatia propone qualcosa di diverso, che si può aggiungere al Trattamento Riabilitativo.

OSTEOPATIA E SPALLA CONGELATA

Da un punto di vista osteopatico per trattare una spalla congelata non si parte mai dalla spalla.

Ciò può sembrare assurdo ma in realtà è assolutamente logico se si segue un ragionamento di tipo funzionale, cioè di tipo osteopatico.

Bisogna considerare infatti che in caso di spalla congelata (e nelle affezioni della spalla in generale) l’origine del problema non risiede quasi mai a livello della spalla.

Generalmente i focolai disfunzionali principali sono localizzati nella periferia della spalla, più frequentemente a livello di:

  • Fasce cervicali
  • Complesso ioideo, muscoli del collo, gola, tiroide e osso ioide
  • Diaframma e visceri
  • Bacino e zona pelvica
  • Coste e gabbia toracica
  • Cingolo scapolare (clavicola e scapola)
  • Sistema cranio sacrale

Una volta aggrediti i punti critici periferici si aspetta un lasso di tempo in modo da far “ammorbidire” la capsula dopodiché si arriva direttamente all’articolazione scapolo omerale trattando i muscoli peri-articolari, cioè il complesso della cuffia dei rotatori come anche i muscoli dentato anteriore, piccolo pettorale, succlavio, ecc.

Le sedute sono generalmente spalmate su tempi relativamente lunghi perché si deve dare il tempo fisico alla capsula di rilasciarsi e di riacquisire elasticità: i tempi biologici dell’organismo non possono essere abbreviati.

In ogni caso l’approccio osteopatico è senza dubbio uno dei più rapidi ed efficaci poiché l’Osteopata, dapprima prepara il terreno intorno e solo successivamente sulla zona focale.

Questo modo di procedere garantisce un’alta probabilità di successo e un’alta probabilità che il problema non si ripresenti una volta debellato.

Se si aggredisce la spalla in maniera diretta, sempre che si riesca a farlo considerando la dolorosità di qualsiasi manovra diretta, non si ottengono quasi mai risultati né a breve né a lungo termine.

Anche nel caso estremo di una mobilizzazione in narcosi o sblocco in narcosi (cioè la tecnica che consente lo sblocco forzato sotto anestesia) non si hanno quasi mai risultati stabili.

CASI REALI

A titolo di esempio riporto al caso di una collaboratrice domestica di 63 anni con capsulite adesiva scapolo omerale alla spalla destra. La spalla destra aveva forti limitazioni in abduzione ed extra-rotazione; cosa che le impedisca completamente di svolgere il proprio lavoro, inoltre era dolente soprattutto nelle ore notturne.

All’esame osteopatico la Paziente presentava una forte compressione a livello dell’arcata zigomatica destra e la prima costa destra in disfunzione di superiorità.

Inoltre risultava come se la paziente fosse inclinata sul lato destro e presentava un piede destro cavo, cioè il piede destro aveva un appoggio non fisiologico.

In altri termini il problema principale era localizzato a livello dell’arcata zigomatica e alla base del collo. Da qui una catena discendente andava a perturbare tutte le strutture a valle, soprattutto sul lato destro, fino alla pianta del piede.

La spalla non presentava lesioni primarie ma era vittima di questa situazione generale.

In seguito alla correzione la Paziente ha riferito di non avere più avuto dolore notturno, il che ha migliorato notevolmente la sua qualità di vita; tuttavia a distanza di una settimana la mobilità della spalla era migliorata solo parzialmente.

Questa Paziente ha avuto un ripristino completo a distanza di circa un mese e mezzo dall’inizio del trattamento. (5 sedute)

Il motivo dovuto essenzialmente alla natura stessa del problema, una fibrotizzazione marcata dei legamenti Gleno-omerali e in generale della struttura della capsula articolare non può scomparire nell’arco di pochi giorni. Ma una volta rimosse le cause primarie gli adattamenti secondari si risolveranno automaticamente.

Ovviamente i tempi biologici non possono essere abbreviati ma, in ogni caso, è inutile intervenire sull’effetto senza prima avere rimosso la causa.

DOTT. LUCA DAMIANI

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